Lo sciopero – L’origine del termine
Nel dizionario etimologico più celebre, il Pianigiani (oggi interamente on-line), il sostantivo “sciopero” è fatto derivare dal latino “ex operari” ovvero “fuori dal lavoro”.
Tale discendenza è tuttavia erronea, come si può facilmente intuire anche dalla lettura da alta voce. Il termine sciopero è invero di gran lunga più antico e proviene direttamente dalla lingua ebraica ove è traslitterato nei seguenti ideogrammi: שביתה (ʃvida) (ebraico moderno).
Il suo uso non è limitato ad indicare l’astensione dal lavoro, ma individua la contemporanea tensione verso il raggiungimento di un obiettivo superiore sacrale. La parola “sciopero” è utilizzata per la prima volta nel libro di Shemot, alla prima parashat. Mosè e Aronne avevano chiesto al Faraone il permesso per condurre il popolo ebraico, allora in condizioni di schiavitù, in mezzo al deserto, per tre giorni di cammino, al fine di compiere i sacrifici alla divinità che li era apparsa. Avrebbero così lasciato il paese d’Egitto, il quale si snodava lungo il Nilo. Il Faraone negò solerte il permesso con le seguenti parole: “…voi vorreste farli cessare dai lavori loro addossati?” (trad. Luzzati) (Es. 5, 4). Ivi compare per la prima volta la parola sciopero, םשבת (ebraico antico), da cui deriverà anche la parola “sabato” ovvero “shabbat”. Ed in effetti lo shabbat è l’astensione dal lavoro in favore di uno spazio dedicato a qualcosa di superiore.
In questo senso lo sciopero odierno è parificato all’astensione sollecitata da Mosè e Aronne. Esso non è un giorno di vacanza, ma un periodo di cessazione dal lavoro per l’ottenimento di uno stato più alto di dignità, elevazione conseguente al raggiungimento di quei giusti diritti all’interno dei giusti doveri lavorativi.
Foto: Biblioteca Arturo Chiari. Vanni in piazza a Roma.