Intervista a Bombardieri

Pubblichiamo l’intervista al Segretario Bombardieri apparsa su L’Avanti! On-line il 27.11.2020, leggibile anche a questo link.

La bozza della Legge di Bilancio 2021, 229 articoli complessivi, è stata approvata “salvo intese” il 16 novembre scorso e presentata al Parlamento.
Adesso la palla è passata alla Camera e al Senato che devono licenziarla entro il prossimo 31 dicembre, così che possa entrare in vigore il giorno dopo ed evitare la palude dell’esercizio provvisorio.

Un tema caldo, anzi bollente, sul quale abbiamo intervistato Pierpaolo Bombardieri, segretario generale della Uil, che nei giorni scorsi è stato molto critico nelle sue dichiarazioni, anche nel corso dell’audizione in Parlamento.

Il governo Conte ha allestito una manovra adeguata anche all’emergenza non solo sanitaria, ma sociale ed economica, che stiamo vivendo per la pandemia da Coronavirus?

«Alla Uil ha sempre interessato esclusivamente il merito delle questioni. E stando al merito, non mi pare che la manovra sia adeguata all’emergenza sanitaria ed economica che stiamo vivendo. Io non discuto le apprezzabili intenzioni che stanno muovendo il Governo in questo momento così difficile. Così come riconosco l’impegno profuso nella prima fase della pandemia, quando c’è stato un coinvolgimento attivo delle parti sociali nella definizione delle norme e delle condizioni per la sicurezza e la salute sul lavoro. Penso, però, che a una situazione straordinaria occorra rispondere con scelte straordinarie. E tutto ciò, in questa manovra, io non lo vedo».

Secondo te, quali sono le carenze di questa Legge di Bilancio?

«Intanto, c’è una questione di metodo. Noi non vogliamo fare la concertazione né, tantomeno, vogliamo scrivere la manovra. Ci saremmo aspettati, però, in un momento così delicato, che si avviasse un confronto articolato coinvolgendo tutte le parti sociali. Certo, è la politica che deve decidere, ma il confronto deve essere preventivo per consentire alle parti di esprimere le proprie idee e di avanzare le proprie proposte. Così non è stato. Nel merito, questa manovra non ha un’anima, non individua gli asset strategici per il Paese e, conseguentemente, non indica la via per lo sviluppo. Ci sono alcune scelte positive, come il blocco dei licenziamenti, ma manca una visione d’insieme e anche di collegamento con le possibili scelte economiche e finanziarie dell’Europa. Dalla manovra, insomma, non emerge un’idea di Paese sul tema del lavoro, dei pensionati, del fisco».

Quale dovrebbe essere il ruolo del Parlamento e della maggioranza? Deve intervenire per correggerne le criticità o limitarsi a fare il notaio?

«La nostra è una Repubblica parlamentare: il ruolo di Camera e Senato, dunque, resta fondamentale. D’altro canto, il Parlamento vota la legge di bilancio e, di fatto, è sempre intervenuto per fare aggiustamenti e modifiche: noi chiediamo che migliori questa manovra. Ecco perché, anche stavolta, Cgil, Cisl, Uil hanno chiesto incontri ai Gruppi parlamentari: i confronti sono già iniziati e stiamo esprimendo le nostre perplessità e avanzando le nostre proposte. Speriamo che le accolgano».

Non può mancare uno sguardo all’Europa, e non possiamo non chiedere la tua posizione su Mes e Recovery Fund. E, perché no?, un giudizio sulle conseguenze per l’Europa, se non trova una soluzione al veto di Ungheria e Polonia? Cioè, quale sarà il futuro dell’Unione Europea se i sovranisti avranno maggiore spazio e peso?

«Le risorse del Recovery Fund e del Mes sono fondamentali per la ripresa della nostra economia e per dare una prospettiva alla sanità pubblica. Temiamo, però, che le prime arriveranno oltre la metà del prossimo anno ed ecco perché insistiamo, intanto, sulla necessità di fare ricorso al Mes. Negli ultimi 10 anni ci sono stati 37 miliardi di tagli alla sanità: possiamo utilizzare tale prestito, a condizioni vantaggiose, proprio per porre rimedio agli errori commessi con la destrutturazione di questo prioritario servizio pubblico. Certo, ci preoccupano moltissimo le posizioni assunte da alcuni Paesi dell’Unione, ma sono altrettanto convinto che non ci sia un’alternativa all’Europa, purché la si fondi sul lavoro, sul sociale e sulla crescita. A tal proposito, insistiamo affinché il Governo italiano sostenga, con ancor più determinazione, il superamento definitivo del Patto di stabilità e l’attivazione, anche per il 2021, del Programma Sure».

Tutto passa prima o poi, e passerà anche questa emergenza. Ma, che avvengano o no cambiamenti epocali, quale sarà il ruolo della Uil nel post pandemia? Hai già un’idea delle nuove emergenze, delle criticità, dei problemi da affrontare?

«Noi temiamo che già nella prossima primavera, quando la pandemia sarà stata, se non sconfitta, almeno messa sotto controllo, ci si possa trovare a fare i conti con una crisi sociale davvero seria. Dobbiamo lavorare tutti, insieme, per evitare che ciò accada. Grazie alla nostra determinazione, siamo riusciti a bloccare i licenziamenti, facendo sì che si prolungasse il periodo della cassa integrazione: ma cosa succederà quando questa condizione verrà meno? Dobbiamo farci trovare pronti per mettere in campo tutte le azioni necessarie ad affrontare e risolvere il problema. La riforma degli ammortizzatori sociali e le politiche attive del lavoro avranno un ruolo fondamentale in questa partita. Ecco perché stiamo già sollecitando l’attuazione concreta di tutti gli strumenti necessari a dare una prospettiva di sviluppo e di occupazione al Paese, alle imprese e ai lavoratori. Per la Uil, dunque, la creazione e la difesa del lavoro restano al primo posto della propria azione sindacale. Il rinnovo dei contratti, la riduzione delle tasse ai lavoratori dipendenti e ai pensionati e la salvaguardia della salute e della sicurezza sono le altre fondamentali prioritaria, per ridurre le diseguaglianze e ridare slancio a una visione della società costruita sulla solidarietà e sulla crescita».