Adil Belakhdim ucciso perché sindacalista: non è stato un incidente, c’è lo squadrismo
Pubblichiamo da Il Riformista del 19.06.2021.
Com’era prevedibile è già cominciata la rincorsa a ridurre tutto a un incidente. La narrazione di un Paese pronto a correre sulla coda dell’epidemia e ad affrontare un nuovo “miracolo economico” è un’occasione di smacchiamento troppo golosa per farti rovinare la festa dalla morte di Adil Belakhdim, italiano di 37 anni che a Biandrate, nel novarese, è stato ucciso da un camion che ha forzato il blocco del sindacato Si Cobas che stava manifestando all’ingresso del deposito territoriale della Lidl in via Guido il Grande.
Belakhdim è stato trascinato per un decina di metri e lasciato a terra esanime all’altezza di un attraversamento pedonale mentre altri due dipendenti dell’azienda sono rimasti feriti e curati all’ospedale di Novara. Ex lavoratore alla Tnt di Peschiera Borromeo in questi giorni Adil Belakhdim insieme ai compagni del sindacato stava provando a dare copertura allo scoperto nazionale della logistica. Aveva 2 figli che in questi giorni sono in Marocco e che avrebbe dovuto raggiungere tra poco. Oramai non più. I testimoni sul posto hanno raccontato di un diverbio che ci sarebbe stato tra i manifestanti e il camionista nel momento in cui avrebbe manifestato l’intenzione di forzare il blocco, sono volate accuse, quello ha ingranato la marcia e li ha stesi come birilli. Di certo c’è che il mezzo si è allontanato senza prestare nessun soccorso e solo grazie alle immagini della videosorveglianza le forze dell’ordine l’hanno potuto rintracciare in autostrada: ora si trova in arresto con l’accusa di omicidio stradale e resistenza.
Ma il sangue di Biandrate non è un episodio, solo un miope potrebbe pensarlo, dietro il corpo di Adil Belakhdim si sentono nemmeno troppo lontani i rumori dei bastoni sulle ossa a Tavazzano, in provincia di Lodi, anche questa volta di fronte ai magazzini di una logistica, la Zampieri, dove il presidio organizzato per protestare contro i licenziamenti da parte di una ditta che lavora per Fedex sono stati attaccati da un gruppo di operai e di bodyguard dell’azienda a colpi di bastoni, pezzi di bancali e di sassi. Per circa 10 minuti, come mostrano anche le immagini rese pubbliche da Si Cobas, i picchiatori hanno potuto agire indisturbati mentre le forze dell’ordine rimanevano inermi a godersi lo spettacolo. Quella volta non ci era scappato il morto ma Abdelhamid Elazab, lavoratore Si Cobas della FedEx di Piacenza, era rimasto ferito alla testa colpito da un pezzo di bancale, in una pozza di sangue, arrivano all’ospedale San Matteo di Pavia privo di conoscenza. Oltre a lui altre otto persone erano rimaste ferite dagli scontri. L’aspetto inquietante, come denunciato da alcuni testimoni, è che alcune guardie private si sarebbero travestite da lavoratori per confondersi tra la folla.
Pochi giorni fa un episodio simile era avvenuto a San Giuliano Milanese. Anche a Lodi la Procura ha aperto un’inchiesta mentre il Prefetto ha convocato un tavolo per chiarire la questione ma la direzione della Zampieri non si è presentata, delegando la ditta che in subappalto gestisce il sito lodigiano e scontentando non poco tutte le autorità presenti. Ancora: qualche giorno fa a Prato alcuni operai della Textprint che sono in agitazione da mesi (come molti altri dipendenti di aziende del settore) si sono presi dei pugni in faccia e dei mattoni in testa dai vertici dell’azienda. Nel video si vede addirittura l’amministratore della Textprint colpire uno degli operai in presidio con un mattone mentre i suoi scherani pestavano gli altri. Tre feriti.
No, la morte di ieri di Adil Belakhdim non può essere derubricata a un “incidente”, non si può fare finta di non sentire le assonanze cupe con i periodi nella storia in cui gli sfruttati venivano messi all’indice e aizzati l’uno contro l’altro, non si può fingere di non vedere la tensione e la violenza delle parole che sta sfociando nella violenza degli atti. Se ne deve essere accorto perfino il presidente del Consiglio Mario Draghi se ieri si è sentito in dovere di intervenire a margine della consegna del “Premio alla costruzione europea” a Barcellona dicendosi «molto addolorato per la morte di Adil Belakhdim» e augurandosi «che si faccia subito luce sull’accaduto». Il ministro del Lavoro Andrea Orlando dal canto suo definisce «gravissimo quello che è accaduto» e ricorda che «nel settore della logistica stiamo assistendo ad una escalation intollerabile di episodi di conflittualità sociale che richiedono risposte urgenti».
Il segretario nazionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni commenta: «In una settimana il pestaggio a Tavazzano, l’aggressione squadrista alla Texprint di Prato e ora una vittima in Piemonte. Ma è normale che nel 2021 si finisca in ospedale o all’obitorio per difendere i propri diritti sul posto di lavoro?». Per Mauro Rotelli, deputato di Fdi e componente della commissione Trasporti della Camera, «la morte del sindacalista dei Cobas travolto da un tir, questa mattina, durante una manifestazione a Biandrate (Novara) è solo la punta dell’iceberg di quanto accaduto nelle ultime settimane. Una escalation di episodi di tensione che vedono coinvolti lavoratori impegnati in proteste per vedere loro riconosciuto il diritto al lavoro. Ci chiediamo se, come annunciato dal ministro del Lavoro dopo i recenti fatti di Lodi, sia in via di definizione una task force volta a risolvere i fenomeni di conflittualità che stanno interessando il settore della logistica».
Ma lo scontro sociale e lo sdoganamento della violenza non si fermeranno con le dichiarazione e nemmeno con le promesse di un futuro migliore per tutti. Interi settori nel mondo del lavoro italiano sono schiacciati da crisi profonde che hanno sdoganato lo squadrismo per tenere a bada il dissenso da parte delle aziende e con l’appoggio dei crumiri. Basta scriverlo per rendersi conto che il pericolo di cadere in epoche infauste è dietro l’angolo. Non è solo una questione di “lavoro”: è il tessuto sociale che si ritrova ad essere messo a dura prova. E in questo caso le classi dirigenti, tutte, sono chiamate a uno sforzo che richiede lucidità, etica e tempismo. Si sta giocando con il fuoco e il fuoco forse è già qui.